Lacca della Miniera
La Lacca della Miniera si può considerare di origine prevalentemente tettonica, essendo impostata su un’enorme frattura che ha fortemente condizionato l’evoluzione carsica degli ambienti. Il suo nome è dovuto al fatto di essere stata intercettata dalle gallerie minerarie del livello “Plassa” ai primi del ‘900.
Molto caratteristico è il ponticello di calcestruzzo che attraversa il baratro a circa 55 metri di altezza. Questo ha permesso, a suo tempo, il passaggio dei trenini col minerale sui binari che sono ancora sul posto.
Purtroppo, come conseguenza secondaria, c’è anche stato l’utilizzo del pozzo principale come discarica per gli scarti di miniera, rendendolo sicuramente molto meno profondo di quanto fosse in origine.
I primi speleologi pionieri avevano disceso le parti inferiori della Lacca della Miniera già negli anni sessanta, facendo uso di scalette; si tratta di una tecnica molto faticosa e ormai superata.
In questa cavità, negli scorsi anni, sono state effettuate delle scalate in tecnica alpina per raggiungere nuovi rami superiori. Grazie a questi tentativi, il dislivello complessivo è stato incrementato fino a più di 200 metri, mentre lo sviluppo adesso si attesta sui 550 metri.
La vicinanza ad altri importanti sistemi ipogei (Dolce Vita in primis) lascia supporre possibili collegamenti diretti, la cui realizzazione comporterebbe la nascita di un nuovo rilevante complesso carsico.
Risalita verso i Rami del Sergio.
(Fotografia C. Mangiagalli - Archivio G.S.B. le Nottole)
Parte intermedia del primo pozzo.
(Fotografia C. Mangiagalli - Archivio G.S.B. le Nottole)