Abisso la Dolce Vita

L’Abisso la Dolce Vita è, per sviluppo percorribile, la maggiore cavità naturale dell’Arera, con un totale di oltre 3.700 metri ed un dislivello tra le parti più alte e quelle inferiori che ammonta a 485 metri.

Nella graduatoria per dislivello ha mantenuto fino al 2003 il primato di profondità, ma da allora si trova al secondo posto tra gli abissi della provincia di Bergamo, dopo l’Abisso dei Due Increduli.

Al suo interno sono stati trovati fossili ben conservati e minerali molto particolari, dalle forme curiose ed affascinanti.

La scoperta relativamente recente (fine 1996) e la particolare cura dedicata dagli esploratori alla sua salvaguardia, hanno permesso di mantenere sostanzialmente integro l’equilibrio ambientale di questa cavità, che offre immagini di selvaggia bellezza come premio alle fatiche necessarie per la sua visita, riservata a esperti speleologi.

Lungo il ramo principale dell’Abisso si incontrano diverse profonde voragini consecutive, al punto che raramente ci si stacca dalle corde per poggiare i piedi a terra. Ci sono anche parecchi rami laterali, con ambienti e passaggi di ogni tipo. Nel corso degli anni sono state scoperti ben sette percorsi ad anello, creando dei labirinti naturali molto complessi.

Nei periodi di forti piogge diventa pericoloso scendere nelle parti più profonde della Dolce Vita, invase dall’acqua e spazzate da fortissime cascate. Gli speleologi sperano di trovare nuove vie che si dirigono verso l’alto, nella prospettiva di raggiungere un nuovo ingresso a quote maggiori. Ultimamente, le esplorazioni in questa cavità si svolgono saltuariamente, ma si continuano a trovare diramazioni sconosciute.

 

 

Il Pozzo della Frana.

(Fotografia C. Mangiagalli - Archivio G.S.B. le Nottole)

 

 

   

Alcune concrezioni che si possono ammirare all'interno della cavità: a sinistra concrezioni di aragonite nel ramo del Cactus,

a destra un gruppo di pisoliti, concrezioni non ancorate alla roccia che nascono e crescono in pozze di acqua in movimento.

(Fotografie G. Pannuzzo - Archivio G.S.B. le Nottole)

 

 

Ritorna alla pagina precedente